google.com, pub-1908550161261587, DIRECT, f08c47fec0942fa0 Pensieri sparsi: Cosa è successo a Vellezzo Bellini?

martedì 19 ottobre 2010

Cosa è successo a Vellezzo Bellini?

A nord di Certosa di Pavia, nel comune di Vellezzo Bellini, hanno iniziato un vecchio progetto, nato nel 2003.
All’inizio doveva essere un “Polo Logistico”, come se non ce ne fossero abbastanza nella zona. Oggi stanno realizzando "solo" una zona artigianale e industriale.Nonostante il veto al polo logistico e dopo vari cambi di giunta (compreso un commissariamento prefettizio), ha vinto la volontà popolare e, con lei, il Partito del Cemento.Chi viene eletto in Comune esprime la volontà della maggioranza della popolazione. Non sono riusciti a capire che la svendita del territorio non è un affare conveniente per tutti. In questi affari c'è chi perde - per sempre - qualcosa di fondamentale e di irrinunciabile.
Comunque è finita così, i benefici saranno per gli imprenditori che hanno avuto la meglio ed hanno vinto la loro battaglia, nonostante fossero stati vanamente ostacolati da qualche illuso idealista.
Siamo in una economia di mercato ed è giusto che il capitale privato sia investito e produca ricchezza. L'unica cosa su cui riflettere è che, nel nome di una “sana” e “vitale” economia di mercato a Vellezzo Bellini (nonostante negli anni il progetto sia stato “notevolmente” ridimensionato), lo scempio ambientale sarà comunque enorme e con danni economici che nessuno potrà ripagare.
Adesso tocca a Borgarello, dove il centro commerciale occuperà un terreno 4 volte più grande.


Ieri sera, all'oratorio di Borgarello, Achille Serra - ex prefetto esperto in cose di mafia, ora senatore della Repubblica Italiana e membro della Commissione Bicamerale Antimafia - ha detto una frase che mi ha fatto riflettere e che, da illuso idealista, voglio scrivere in grande.

 LE MAFIE HANNO INGENTI CAPITALI DA INVESTIRE
E LE SPECULAZIONI EDILIZIE
SONO UNA SPECIALITÀ DELLE MAFIE

Le ricchezze delle mafie più pericolose sono state accumulate con i sequestri di persona, con il commercio illegale di armi e droga. I capitali così accumulati vengono investiti, anche con proprie aziende, in speculazioni e investimenti immobiliari. La costruzione dei centri commerciali, rappresenta uno dei primi passi di un percorso che genera una profonda trasformazione sociale delle comunità locali.
Una delle conseguenza più drammatiche è il soffocamento dei piccoli commercianti; questo produce il terreno fertile per tutta una serie di reati (estorsioni ed usura sono altre succulenti specialità mafiose).

Prima di accettare lo scempio dei luoghi dove viviamo dovremmo riflettere su quello che disse Peppino Impastato:
"Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore."
Trascrivo infine le riflessioni di Rita Borsellino che commenta l'uccisione di Lea Garofalo, ringraziando Irene Campari per i contributi - sempre puntuali e circostanziati - che pubblica sul suo blog.
"L’omicidio di Lea Garofalo è una grave sconfitta per la lotta alla mafia"
di Rita Borsellino
«E nessuno può giustificare l’accaduto affermando che sia stata la Garofalo a sottrarsi alla protezione. La verità è che quanto accaduto non è un caso isolato, perché i testimoni di giustizia sono troppo spesso abbandonati da quello Stato che dovrebbe avere tutto l’interesse a proteggerli, tanto più quando si tratta di rompere un muro di omertà infrangibile come quello della ‘ndrangheta».
Lo ha detto Rita Borsellino, in riferimento all’omicidio del testimone di giustizia Leo Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta.
«Bisogna smetterla di confondere i collaboratori, i cosiddetti “pentiti”, con i testimoni - aggiunge - A differenza dei collaboratori, i testimoni non hanno mai commesso reati e, come Rita Atria, hanno avuto il coraggio di ribellarsi alla mafia. Un coraggio che viene troppo spesso ricambiato con l’isolamento e l’umiliazione, anche per via di una legislazione inadeguata».
Mi guardo intorno e vedo che siamo sempre di più a credere che rompere il silenzio sia necessario.
Sono anche aumentate le "sentinelle" che dimostrano sensibilità alle tematiche sociali che vogliono presidiare il territorio anche con la tutela dell'ambiente.
Ben vengano tutti coloro che si attenzionano e che, armati solo di buona volontà, si impegnano per il "bene comune".

LE MAFIE VINCONO CON I NOSTRI SILENZI