sabato 22 ottobre 2011

Leonardo da Vinci alla Certosa di Pavia

Cronaca di un'altra occasione mancata.

Questa notizia arricchisce ancor di più il valore dei tesori che abbiamo ereditato dal passato. Leggere sulla Provincia Pavese che gli studi e le ricerche portano a questi risultati fa piacere. Ho però la sensazione che manchi qualcosa.

Questi studi e ricerche saranno stati senz'altro adeguatamente pubblicizzati nella cerchia degli esperti e degli "addetti ai lavori". Il convegno organizzato sarà stato sicuramente seguito ed apprezzato dagli "esperti del settore" che hanno sicuramente partecipato numerosi: è il proprio lavoro ed é loro dovere farlo.

Lungi da me la tentazione di voler criticare le esigenze della "comunità scientifica", ma sfruttare in modo più appropriato queste occasioni dovrebbe essere per loro un vanto ed un onore. Peccato che un'evento di questa rilevanza sia stato organizzato in giorni feriali. E' come se qualcuno volesse tenerci all'oscuro di queste nostre ricchezze. Non capisco perché non si riesce a dare la possibilità anche a noi "comuni mortali" di poter apprezzare queste opere e condividere questi valori. Che nessuno si lamenti quando si accorge che molti nostri concittadini non si rendono conto di vivere in un Paese ricco di fragili tesori.

Anche ad un'altra cosa penso. Molti studiosi si lamentano della scarsità delle risorse economiche di cui dispongono. Forse un evento di questo tipo poteva essere un'occasione per raccogliere i denari di cui tanto lamentano la scarsità. Che ne so, magari si sarebbe potuta organizzare una mostra a pagamento. La partecipazione di un pubblico più vasto lo avrebbe permesso. E senza sminuire l'importanza della ricerca ne avrebbe anzi amplificato il valore ed accresciuto i meriti di chi studia le nostre opere d'arte.

E' un peccato - in senso strettamente biblico - sprecare i propri talenti. Purtroppo, in questo caso, è andata sprecata un'occasione preziosa di legittimo sfruttamento economico. Scusatemi per la "parolaccia" sfruttamento. In altri contesti - anche artistici, o pseudo tali - vengono "inventati" ad arte eventi "sensazionali" su cose e fatti di nessun valore. Dispiace dirlo, ma sprecare queste opportunità - secondo me - è veramente un peccato.

San Giorgio uccide il drago (Certosa di Pavia)

Ecco la statua di Leonardo - Lo rivela un prof a Certosa
Una statua in terracotta alta non più di mezzo metro attirerà l’attenzione di tutto il mondo sul convegno che si terrà domani alla Certosa. Quando Edoardo Villata dell’università Cattolica svelerà che c’è la mano di Leonardo da Vinci dietro un San Girolamo conservato al Victoria & Albert Museum di Londra, si scateneranno critiche e lodi. Innanzitutto perchè l’attribuzione vinciana di Villata va a scontrarsi con la tesi di un insigne studioso come Sir Pope-Hennessy che la ritenne opera di un alunno del Verrocchio. Ma soprattutto perchè delle tante sculture realizzate da Leonardo (le sue carte e molte fonti antiche testimoniano una sua passione per la terracotta) nessuna è arrivata fino a noi con la certezza di appartenere alla mano del maestro. Il San Girolamo ha una storia travagliata: al museo londinese arrivò grazie all’acquisto della collezione di Giovan Petro Campana marchese di Calvelli, direttore a metà ’800 del Monte dei Pegni di Roma finito in disgrazia proprio per gli sfrenati acquisti di pezzi antichi. «Ma non ci sarà solo la questione Leonardo al convegno – spiega la professoressa pavese Maria Grazia Albertini Ottolenghi che presiederà i lavori – Si parlerà di un tessuto straordinario d’arte nel Ducato di Milano. Un patrimonio che non va per nulla sottovalutato». «Oltre a Leonardo – dice Letizia Lodi, soprintendente del Museo della Certosa – ci saranno altri grandi autori, a cominciare da Giovanni Antonio Amadeo che mise mano al chiostro di San Lanfranco a Pavia. Inoltre si farà una mappatura del grande Rinascimento in Lombardia» Al convegno (ore 9) Donata Vicini interverrà sulle terrecotte dei Musei Civici di Pavia (dei quali è stata direttore). «Parlerò sulle terrecotte architettoniche sugli edifici tra Pavia e Milano nella seconda metà del ’400 - annuncia Maria Teresa Mazzilli dell’ateno pavese – Opere che si trovano nel Seminario di Pavia, ma anche in molti altri monasteri. Un lavoro sul quale mi concentro da dieci anni».
Linda Lucini
dalla Provincia Pavese del 17 ottobre 2011 
«Leonardo scultore, ecco le prove»
Castelli, palazzi e chiese impreziosite da terrecotte. Un patrimonio di cui sono ricche le terre di Lombardia e soprattutto le città sforzesche. E proprio delle “Terrecotte nel Ducato di Milano” si è parlato durante il convegno che ha preso il via lunedì scorso a Milano e il cui proseguimento si è tenuto martedì a Certosa. Si è trattato di un percorso tra formelle e frammenti di terrecotte che sono state ritrovate nell’architettura pavese. Palazzo del Maino, Cascina Caselle, Canepanova, San Lanfranco, il castello Visconteo, solo per ricordare alcuni degli storici edifici arricchiti da «una straordinaria varietà di terrecotte, catalogate nel nostro museo», come ha ricordato durante il convegno Donata Vicini, già direttore dei Musei Civici di Pavia. La terracotta era un materiale privilegiato, impiegato con maggiore frequenza durante ilperiodo del Rinascimento, anche per la sua economicità. E di esempi se ne trovano nell’architettura di quel periodo realizzata tra Certosa e Pavia, come ha spiegato Maria Teresa Mazzilli, docente dell’ateneo pavese, durante il suo intervento sul tema: “Angeli e putti nelle terrecotte architettoniche rinascimentali”. «Si tratta di una tecnica preziosa – sottolinea Mazzilli – legata alla produzione architettonica dell’età sforzesca e che si ritrova in molti cantieri pavesi». Un viaggio tra le terrecotte della Certosa, nel chiostro pilota, ma anche di quelle che si ritrovano nei chiostri di San Lanfranco e del seminario vescovile. Queste hanno rappresentato l’argomento percorso da Letizia Lodi della Soprintendenza ai beni artistici della Lombardia, che ha messo a confronto i diversi restauri effettuati.
dalla Provincia Pavese del 19 ottobre 2011
Leonardo da Vinci scultore.
Un’ipotesi che si rincorre nei secoli. Sono molte le sculture che verrebbero attribuite al grande artista, ma mai nessuna identificata con certezza. Il problema sta tutto “in un nome senza opere”. Nessun accordo è stato raggiunto tra gli studiosi dell’arte in una ricerca che dura nel tempo e a cui hanno partecipato nomi insigni come Sir John Pope-Hennessy, che fu anche direttore del Victoria and Albert Museum di Londra, o Kennet Clark. E proprio dal museo londinese arriva una scultura in terracotta la cui paternità, secondo lo studioso Edoardo Villata, docente dell’Università Cattolica di Milano, potrebbe essere attribuita a Leonardo. In questa statua che raffigura un San Girolamo in meditazione, alta 51 centimetri e larga una quarantina, si ritrovano, secondo lo studioso, la qualità formale, il linguaggio figurativo, le competenze anatomiche di Leonardo da Vinci. «Un’ipotesi di studio», precisa Villata durante il convegno che si è svolto ieri nella sala Carthusiana della Certosa sulle terrecotte nel primo Rinascimento, convegno presieduto da Maria Grazia Albertini Ottolenghi, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ma un’ipotesi rafforzata da elementi precisi, come il movimento, fondamentalmente instabile, del busto voltato all’indietro, la struttura che esprime una forza straordinaria, gli ampi panneggi. E poi le linee intense del volto, rapito nella meditazione di un libro, e la mano tra la barba, i cui fiocchi sembrano fuoriuscire dalle dita, come una sorgente che zampilla dalla roccia. «E’ un’idea leonardesca – sottolinea il docente – come la muscolatura sotto sforzo, delineata nella terracotta, che fa pensare alla competenze anatomiche di questo geniale artista. Sono molti i particolari riconducibili alle tipologie leonardesche, quelle che ritroviamo nel Cenacolo». Leonardo avrebbe realizzato l’opera in terracotta nel suo periodo milanese, quando poco dopo il 1480 fu chiamato alla corte del Moro, un impianto grandioso per rappresentare il santo raffigurato durante un momento di studio con le gambe accavallate. Leonardo da Vinci plastificatore, nonostante ritenesse la pittura superiore alla scultura. «Amava modellare, soprattutto la terracotta», sottolinea Villata. Ma il mondo scientifico come ha accolto l’ipotesi di una paternità di Leonardo? «Con grande interesse – ammette Villata – ora bisogna vedere se vi saranno conferme. La ritengo comunque molto probabile». La possibile attribuzione al genio di Leonardo è nata dopo un attento lavoro di catalogazione. «Uno studio durato circa due anni – precisa il docente –. Ma credo che serva un successivo approfondimento». Prima la statua fu attribuita a Verrocchio, maestro di Leonardo, poi, nel 1966 Sir Pope-Hennessy la declassò ad opera di un suo seguace, finchè si sostenne che fu realizzata da uno scultore fiorentino Giovan Francesco Rustici, autore del gruppo bronzeo con la Predica del Battista, all’esterno del battistero di San Giovanni, a Firenze. Il San Girolamo fu acquistato dal South Kensington Museum di Londra, ora Victoria and Albert, faceva parte della collezione di Giovan Pietro Campana, marchese di Calvelli, direttore del Monte dei pegni di Roma nella metà dell’800, finito in miseria per i suoi sfrenati acquisti di opere antiche.
Stefania Prato