google.com, pub-1908550161261587, DIRECT, f08c47fec0942fa0 Pensieri sparsi: 2020

giovedì 9 luglio 2020

Un cesto di olive - José Luis Blanco Vega

José Luis Blanco Vega è un poeta che pochi conoscono e molti inconsapevolmente ammirano. Suoi sono tanti inni liturgici in spagnolo e che "nessuno sa di chi siano".

Luis Alonso Schökel, amico del poeta, dice di lui: "La sua poesia è classica e moderna, versatile e sicura. Non solo ha letto moltissime poesie di tutte le età, ma è un lettore formidabile che ha una grande capacità di assimilare, di convertire ciò che viene letto nella sua sostanza. Ed è un creatore. Per il quale non chiede il permesso ai Cenacoli o è un fratello di tendenze. La sua opera è poesia. Mettiamo gli aggettivi per capirci supponendo di aver prima compreso la poesia. Ricco di intuizioni e proprietario di risorse formali. Perfino le poesie sembrano un'esibizione formale spensierata o nascondono preziose intuizioni. Poesie robuste e potenti, che sembrano ignorare la forma, sono state incessantemente cesellate. Probabilmente è un poeta nel grembo di sua madre, come direbbero gli ebrei".

José Luis Blanco Vega, SJ, asturiano di nascita, alternava l'insegnamento della letteratura spagnola al suo impegno di scrittore e poeta.





***

Un cesto di olive
- Bacchiatore, cosa porti per mio figlio?

- Olive del Frutteto degli Ulivi.

 - Senti, non essere amareggiato.

 - L'amarezza, Signora, viene dopo.

 - Cosa me ne faccio di un cesto di olive nuove?

 - Una torta d'olio se la macinassi. E un lampadario nel caso in cui i Re Magi perdano la loro stella.

 - Guarirò il Bambino con gli avanzi.

 - Il vostro Bambino è di carne diversa dall'uomo.

 - Dio lo custodisca per me senza dolore per trent'anni.

 Ma chi lo sa!

***

El invisible - José Luis Blanco Vega

La Compagnia di Gesù venne fondata in Spagna ai tempi della Riforma cattolica. Il buon cattolico spagnolo doveva evitare due temi – quello erotico e quello eretico – che hanno grandi vincoli artistici. La nascente Compagnia visse pertanto in un’atmosfera di diffidenza verso la poesia, che in particolare col generalato di Claudio Acquaviva, si trasformò in proibizione.
Dopo la restaurazione della Compagnia di Gesù del 1820 e per tutto il XIX secolo non è possibile trovare gesuiti poeti spagnoli di rilievo.
Nel XX secolo di particolare valore è la figura di José Luis Blanco Vega (1928-2005), gesuita asturiano, che ha unito la docenza di Letteratura spagnola alla vocazione poetica.
Persona molto riservata e umile, José Luis solo alla fine della sua vita ha permesso che le sue composizioni venissero pubblicate.
Il poemetto è tratto dalla raccolta "…Y tengo amor a lo visible"Il testo è la rievocazione dell’Esodo in termini che accendono i sensi dell’immaginazione e rendono palpabile l’evento e viva la presenza del Dio invisibile, che «del deserto fa pane e della luce una bevanda pura». La traduzione italiana è di Giuseppe Romano.


***
L'invisibile 
Loro avevano visto da vicino
gli dei di terribile bellezza,
capaci di sciogliere la terra,
di promuoverne i visceri
a vino e pane, ai legumi lieti
che poi si spartivano nelle cucine d’Egitto.
Oh, come scordare che quegli dei dimorano
nei luoghi fecondi, nel limo dei fiumi,
nell’erba intrisa, nel ventre dei campi,
e vegliano attenti le sponde dell’acqua
che giunga fino al sonno del grano
e corrono alacri e fertili
tra i greggi di pecore e capre,
di tori e di vacche copulanti al sole
come se unissero i poli della terra?
Ma a loro imposero la fuga notturna
dalle porte marchiate con fregi di sangue,
mentre l’angelo del Signore appariva nei coltelli
dell’ultima cena dei primogeniti.
Quando giunse l’alba
e videro che luogo attraversavano,
la sabbia dove la luna aveva dormito
cocente a mezzogiorno,
allora Israele gridò e si ricordò degli dei
dotati di faccia, o testa di cane
o seni numerosi, corna taurine
(così si poteva riconoscerli)
e si misero a reclamare un dio a portata d’occhio
in modo da eventualmente colpirlo
o montargli sulle spalle
o perquisirlo per rubargli un raccolto.
Mosè aveva detto loro: il nostro dio non beve,
non spezza il pane, non gradisce il grasso del bue
che stilla sulle braci,
perché è invisibile,
del deserto fa pane
e della luce una bevanda pura.
E il popolo fece stridere i denti,
si tappò le orecchie.
Fu allora che consegnarono al fuoco i bracciali,
i piccoli anelli, le collane di pepite d’oro;
tutto a bruciare nella storta rovente
per forgiare il toro, l’animale sicuro,
e il popolo ballò festoso
intorno a un dio riconoscibile.
Credettero che i suoi occhi dorati
scrutassero i confini del deserto,
che le sue gambe li avrebbero aiutati a varcarlo
e che il suo sesso avrebbe impregnato la sabbia
finché scoppiasse in pani e grappoli.
Al mattino Mosè tornò dal monte
e l’accampamento dormiva sotto l’idolo.
Si destavano ebbri,
si guardavano storditi dal vino
e puntavano le dita verso il toro
solitario nel centro del bivacco.
Non si erano mossi di un millimetro.
Non era cambiato niente. Sfrigolava la sabbia rossa,
nessun prodigio moltiplicò la farina degli orci,
l’olio non si effuse come un silenzio gentile,
né l’acqua si accostò alle tende
a chiamarli per nome.
Fu allora che Mosè gridò, alzò il braccio
verso la luce che cresceva implacabile,
la luce pronta a divorare il popolo
con inclemenza folgorante.
Ah, tornava il dio invisibile, l’assenza fragorosa
a stendere il deserto come un mantello,
e a uno a uno sarebbero caduti, finché la sabbia
fosse coperta di ossami biancheggianti.
Soltanto alcuni raggiunsero la fine del deserto,
piantarono limoneti, aranceti,
ebbero figli e figlie
e dissero loro:
— Rendiamo grazie
a colui che non ha volto,
a colui che non ha mani,
a colui che non ha piedi,
a colui che la pioggia non bagna
e che il fuoco non brucia…
(Era una lista lunga,
fino a svestire Dio di tutto l’uomo)
E i bambini sbucciavano le arance,
bevevano acqua e limone, mangiavano
pane di frumento
e dicevano: Amen.
Qualcuno degli anziani, a un tratto, pensieroso
ricordava un tempo
in cui molti morivano chiedendo
del volto di Dio.
***

venerdì 22 maggio 2020

Come leggere questi tempi così nuovi e inaspettati, guardando concretamente al futuro

Il post sul sito del gruppo scout Milano 34

Grazie al gruppo scout AGESCI Milano 34 per la condivisione della registrazione video dell'incontro che la loro Comunità Capi ha fatto con Fabio Sbattella, Direttore dell'Unità di Psicologia dell'Emergenza dell'Università Cattolica, autore dei volumi "Fondamenti di Psicologia dell'emergenza", "Manuale di Psicologia dell'emergenza" e di molti lavori scientifici relativi alla psicologia dello sviluppo.

giovedì 20 febbraio 2020

World Thinking Day 2020

Messaggio della Capo Guida e del Capo Scout per il #WTD2020

“Tutti gli Scouts devono saper fare i nodi. Fare un nodo sembra una cosa molto semplice, però c’è il giusto modo di farlo, e ci sono nodi sbagliati, e gli Scouts devono conoscere la maniera giusta. Una vita può dipendere da un nodo ben fatto. Il nodo ben fatto è quello che resisterà ad ogni sforzo e che potrà venir disfatto quando lo si desidera”.

(B.-P., Scoutismo per Ragazzi, 8a Chiacchierata al Fuoco di Bivacco)


https://www.agesci.it/2020/02/20/Messaggio-della-Capo-guidia-e-del-capo-scout-per-il-wtd2020/

lunedì 27 gennaio 2020

Gli scout in Sicilia sono ancora sotto attacco


E’ successo ancora una volta, anzi due.

Dopo i tre episodi degli ultimi mesi, nuovi atti di devastazione e istigazione al’odio si sono verificati a Belpasso e a Noto, dove sono apparse anche scritte antisemite.

Oggi – 27 gennaio 2020 – a 75 anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, chi vuole dimenticare quel passato di orrori e anzi ripropone quei simboli di morte?

Non credo a chi dice che si tratta solo di atti vandalici fatti da teppisti perditempo. A questo proposito giova ricordare la storia precedente a quel fatidico 1945.

Infatti è di circa 100 anni fa la nascita dello squadrismo fascista, che manifestava la propria presenza in modo più appariscente ma causava danni e devastazioni simili a quelle siciliane di oggi.

Chi faceva parte di questi gruppi erano persone abbandonate allo sbando dopo la prima guerra mondiale e che stavano soffrendo la crisi economica italiana di quel periodo. La loro esistenza faceva comunque comodo ai potenti dell’epoca e questi bei soggetti furono in breve tempo assorbiti nei ranghi di quel fascismo che li usò come strumento della propria affermazione per acquisire potere ed andare al governo con la forza e la prepotenza.

Non possiamo dimenticare questi antefatti se vogliamo evitare che la storia possa ripercorrere queste strade.

martedì 21 gennaio 2020

Il video integrale di Liliana Segre al teatro Arcimboldi di Milano

Lunedì 20 gennaio 2020 Liliana Segre è stata nel capoluogo lombardo in occasione del ventesimo anniversario della Giornata della Memoria.
Al teatro degli Arcimboldi di Milano, la senatrice a vita, davanti ad oltre 2000 studenti ha portato la propria testimonianza e il ricordo della deportazione nel campo di Auschwitz.
Alcuni passaggi del suo discorso. 
  • "Rinunciando alla vendetta sono diventata libera"
  • "Amo la vita nonostante gli odiatori"
  • "Mi dispiace da matti avere 90 anni e avere così pochi anni davanti. La vita mi piace moltissimo, anche se gli odiatori mi augurano la morte ogni giorno"
  • "Vita è una parola importantissima che non va dimenticata mai, perché non si torna mai indietro. Non bisogna perdere mai un minuto di questa straordinaria emozione che è la nostra vita".
  • "I nazisti ad Auschwitz erano i bulli di allora, i bulli bisogna compiangerli, è più forte la vittima del bullo stesso. È il bullo che va curato, non la vittima e la vittima deve essere più coraggiosa e denunciare, mentre chi sta intorno non deve essere indifferente e stare con il bullo che sembra più forte"
Standing ovation per lei.