Lo scoutismo è fatto anche di una serie di cose apparentemente "inutili”.
Saper fare un nodo o una legatura, lanciare il grande urlo, accendere un fuoco sotto la pioggia, seguire una traccia, sono cose che - probabilmente - non hanno alcuna utilità nella vita di tutti i giorni.
Che senso ha allora saperle fare, farle bene e saperle far fare?
Tutto sta nel capire cosa unisce l’attività (fare una legatura, accendere un fuoco…) al progetto "auto-educativo" che sta dietro tutto questo.
Nello scoutismo i gesti, le attività, gli esercizi che si fanno assumono un preciso significato solo in relazione al contesto in cui il tutto accade.
Tutte queste cose “inutili” acquistano un significato particolare.
Sono metafore che danno un significato preciso al gesto e all'esperienza, che - vissuta con la giusta intensità - consentono all'auto-educazione di concretizzarsi.
I ragazzi si saranno auto-educati a manifestare le loro qualità, utili anche al di fuori dell’ambiente scout.
Nella vita di tutti i giorni ognuno deve esprimere la propria competenza, il proprio impegno e il proprio spirito di avventura e di adattamento. Solo facendo bene queste cose “inutili” i ragazzi sono portati al senso estetico del “saper far bene” una qualsiasi cosa, al mettere attenzione a ciò che si fa, dando così il giusto valore alle cose ed alle esperienze fatte.
Tutte queste cose “inutili” sono quelle dove l’uomo si riconosce veramente, dove l’uomo scopre se stesso, la sua autenticità più intima.
Queste caratteristiche sono identificate in una particolare esperienza, in un modo particolare di stare insieme.