Mancano meno di quattro anni all'appuntamento con l'Expo 2015.
Venerdì 1° maggio 2015 sarà la data dei festeggiamenti.
Chissà come riusciremo a farlo nella giornata dedicata alla Festa del Lavoro, festività mondiale, che intende ricordare l'impegno del movimento sindacale e i risultati raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori.
Per l'Expo stanno ancora decidendo tutto. E' appena partita (5 maggio 2011) una "gara assai importante sia per il valore economico che per gli effetti sull’avvio dei lavori" da sei milioni di euro per decidere quali progetti realizzare (!!!).
A tutt'oggi i preparativi per questo appuntamento sono alquanto deludenti.
"Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita". E' il tema dell'Expo 2015.
Se queste sono le premesse, penso che per nutrire il pianeta ci dovremo arrangiare in qualche modo.
Andando indietro con la mia memoria agli anni '80 mi ricordo che, per la preparazione del campionato mondiale di calcio 90, si iniziò con i cantieri circa quattro anni prima. Era febbraio del 1986 quando si iniziarono gli ammodernamenti di 12 stadi di calcio. Ammodernare quelli già esistenti e realizzare altre strutture nuove. Molte cose non furono realizzate in tempo utile. Molti cantieri (soprattutto alberghi e residence) non finirono mai i lavori. Mi ricordo di molti cantieri abbandonati. Non bisogna andare molto lontano, perchè qui vicino a noi, a Lacchiarella, c'è ancora una struttura mai terminata ed ancora abbandonata che lo testimonia, a distanza di vent'anni. Come l'ecomostro che a Zivido, frazione di San Giuliano Milanese, nell'aprile del 2008, fu demolito con la dinamite. Doveva essere un residence. Vuote strutture di cemento armato. Spreco di denaro e di risorse che hanno contribuito ad impoverire il nostro pianeta.
"Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita".
Quale pianeta dobbiamo nutrire e quale energia gli vogliamo dare?
Ora aspettiamo il 31 maggio per sapere come sarà "la verifica e la validazione dei progetti" per le opere di urbanizzazione e le infrastrutture della cosiddetta piastra ed il verde, oltre ai manufatti architettonici necessari alla realizzazione del sito di Expo 2015.
Potenza delle parole. La "cosiddetta piastra" (parole loro) altro non è che una enorme colata di cemento che si abbatterà sui terreni. Si calcolano almeno 1 milione di metri quadrati da edificare prima e dopo l'expo. Si tratta principalmente di terreni agricoli. Lì adiacenti ci sono anche quelli inquinati da precedenti insediamenti industriali che devono essere bonificati. E' una superfice enorme che viene sacrificata per un evento (siamo nell'era telematica) che è culturalmente antiquato e superato.
L'expo non darà nessuna risposta e nessuna novità tecnologica, ma si guarderà (forse) qualche vetrina mirabolante e multicolore (vedere l'ultimo expò di Shanghai per verificare) e si cercherà di "interpretare le sfide collettive cui l’umanità è chiamata a rispondere".
Il nulla condito col niente.
Le motivazioni (io le chiameri bugie) che ci hanno dato tutti é che questa manifestazione avrebbe dato una spinta alle iniziative e agli investimenti "collaterali". Belle e vuote parole. Uno specchietto per le allodole che ci ha abbagliato e che si è ormai inevitabilmente rotto. A fare gli affari (quelli veri) saranno i soliti noti, alla faccia del pianeta, che può aspettare i nostri porci comodi.
Naviglio, niente fondi alla navigazione
PAVIA. Navigli, Po e Ticino: arriva l’Expo, ma Pavia non naviga. L’acqua continuerà a scorrere senza battelli turistici e chiatte che portino le merci. I progetti puntano a Cremona (dove si lavora a singhiozzo per aumentare i trasporti fluviali sul Po) o all’iDrovia che collegherà il Lago Maggiore a Milano. Fondi non ce ne sono più. Pavia non ne ha nemmeno per alzare il ponte di piazzale Sang Giuseppe, primo passo per rendere navigabile il Naviglio.
Pavia si scordi, per ora, il business sull’acqua. Il verdetto non scritto, ma fatto chiaramente intuire è arrivato dal convegno «Waterways forward» che si è tenuto ieri in Università, organizzato da Navigli lombardi, Comune di Pavia, Provincia e Camera di Commercio. Sono stati snocciolati numeri di tutto rispetto: l’anno scorso solo sul tratto lombardo del Po sono passati 100mila passeggeri e trasportate 2 milioni di tonnellate di merci. Poi ci sono i laghi e i Navigli. Ma nulla che riguardi la provincia di Pavia.Alla fine della tavola rotonda, Claudio Repossi di «Navigli Lombardi» non ha molto da dire in proposito. Progetti molti a livello lombardo, pochi per Pavia e provincia. Anzi, l’unico depositato agli uffici è quello relativo al collegamento, via Naviglio, tra Pavia e Certosa, ma è fermo per mancanza di fondi. Non ci sono risorse neppure per alzare il ponte di piazzale San Giuseppe.«Non solo c’è quel ponte in Pavia da alzare - spiega Repossi - ma si dovrebbe intervenire per adeguare due conche lungo il percorso, quella di Torre del Mangano e quella del Cassinino. Ponti a raso e conche chiaramente ostacolano il transito dei battelli e di altre imbarcazioni per il trasporto delle merci». Battelli che da qualche tempo cercano di fare la fortuna turistica di alcuni tratti dei Navigli (durante il convegno è stato detto che i Navigli sono tra le attrattive turistiche più forti, insidiano nelle preferenze lo stesso Duomo). Cinque le rotte turistiche attualmente attive e che saranno potenziate nei prossimi mesi, tutte fuori dai confini pavesi. La linea delle Conche a Milano, che parte dall’Alzaia Naviglio grande e si addentra in città. La linea delle Delizie sul Naviglkio Grande tra Boffalora Ticino e il Cobvento dell’Annunciata a Abbiategrasso. La linea della Martesana nella zona di Vaprio d’Adda. E la linea del parco del Ticino che collega Sesto Calende a Porto Torre. Questo è il tutto. Si cercherà di attivare per l’Expo l’Idrovia Lago Maggiore-Milano. Una dirigente della Lombardia non lascia speranze oltre. I tagli incombono.
dalla Provincia Pavese del 10 maggio 2011«Manca l’accordo per i lavori»
PAVIA. Restano chiusi nel cassetto i progetti per rendere navigabile una parte del Naviglio pavese, la tratta che collega piazzale San Giuseppe a Certosa.Gli studi sono due ed erano stati presentati dagli amministratori di Pavia e Borgarello, ma rimangono ancora in attesa di fondi.«Bisogna attrarre investimenti privati», ha spiegato ieri Emanuele Errico, presidente della Navigli Lombardi, durante un convegno in cui si è parlato di una rete fluviale da valorizzare e promuovere, come prevede il complesso progetto «Waterways Forward» che punta all’utilizzo delle vie d’acqua e che coinvolge 17 partner in rappresentanza di 13 Paesi. E intanto si cercano finanziamenti per avviare e attuare un sistema di navigazione lungo il Naviglio pavese, opera idraulica, frutto dell’ingegno dell’uomo.Contributi che per il momento non arrivano. «Abbiamo presentato un progetto di qualche milione di euro - spiega il vicesindaco Gianmarco Centinaio - è un piano di valorizzazione di una prima tratta di Naviglio che prevede l’abbattimento di infrastrutture, i ponti che si trovano all’altezza di piazzale San Giuseppe e di Borgarello. Ma Pavia potrà intervenire solo in un secondo tempo e per la parte di sua competenza che riguarda la riqualificazione del piazzale, spetta invece a Navigli Lombardi e al Villoresi trovare un accordo».Insomma per rivedere le chiatte galleggiare sul canale che collega Pavia a Milano è necessario arrivare «ad una sinergia tra pubblico e privato», ha precisato Errico aggiungendo: «Il pubblico deve dettare regole chiare e catalizzare l’attenzione di imprenditori capaci di applicare modelli di sviluppo in grado di stare in piedi economicamente».Ma è sulla valorizzazione dello straordinario patrimonio artistico e naturalistico che bisogna puntare per rilanciare un’economia in stallo. Ad esserne convinto è Giacomo De Ghislanzoni, presidente della Camera di commercio che ha sottolineato «il valore di questi preziosi corsi d’acqua che andrebbero resi navigabili».«Bisogna pensare, anche in vista dell’Expo 2015, ad un piano complessivo di sviluppo turistico di un territorio particolarmente ricco di opportunità, dove natura e storia si intrecciano e possono essere capaci di attrarre migliaia di visitatori - ha sostenuto De Ghislanzoni - non dimentichiamo il nostro passato, il porto della nostra città». Le vie d’acqua possono costituire una possibilità di sviluppo, ma dev’essere fondamentale il contributo da parte delle comunità locali coinvolte, ha sottolineato Claudio Repossi della Navigli Lombardi.«Migliorare la gestione delle vie d’acqua e renderle navigabili - ha affermato Repossi - significa incentivare l’economia dei territori limitrofi».E la società che si occupa del sistema Navigli ha ricordato i 150 chilometri di rete fluviale costituita dai cinque Navigli che lambiscono 350 beni tra cascine, borghi rurali e ville di delizie. Un circuito turistico in cui ben s’inserisce il territorio pavese che vanta un consistente patrimonio architettonico, dalla Certosa al castello Visconteo a quello di Mirabello per poi toccare San Genesio, teatro della storica battaglia.«L’obiettivo - ha spiegato Repossi - è quello di ragionare su un’ottica più allargata e sfruttare il tesoro naturalistico e artistico di questa provincia». «Un sogno che comincia partire», ha azzardato Edo Bricchetti (Inland Waterways International) che ha sottolineato l’importanza di inserire la nostra rete di vie d’acqua nel patrimonio dell’Unesco.«Ne ha tutte le potenzialità per diventarlo - ha spiegato - La nostra scuola di ingegneria idraulica ha insegnato al mondo sistemi che poi ci sono stati copiati, un retaggio culturale di cui ci siamo facilmente dimenticati e che va recuperato perché può sviluppare turismo e dare lavoro ai giovani».E i vantaggi per l’economia locale sono evidenti. Carlo Ferrè, presidente del Consorzio comuni dei navigli, ha sintetizzato l’esperienza di questi centri, partita nel 2004 con un progetto di valorizzazione del Naviglio che oggi porta 6mila persone, tra maggio a settembre, escluso agosto, a visitare i territori «con interessanti benefici economici».
Stefania Prato