Queste sono parole che non sono in tema con quello che di solito pubblico su questo blog.
E' un post che non avrei mai voluto scrivere, ma dopo aver letto la mail ricevuta da un'amica che vive da vicino questi orrori di guerra e soprattutto le agghiaccianti testimonianze che mi allega non posso non pubblicare tutto integralmente...
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Ecco il report sulla tragica evoluzione dell'offensiva militare israeliana degli ultimi giorni, e soprattutto con le testimonianze dirette da Gaza.
Realizzato dai cooperanti di alcune delle NGO italiane che lavorano a Gaza.In queste ultime ore siamo allarmati per la richiesta della IDF di abbandonare tutte le case della striscia per imminente attacco di terra.
Dove vanno 1.800.000 persone??????
Non ho parole
Meri
Col cuore e la testa a Gaza.
Adriana
18.11.12 colpi artiglieria dal mare, attacco ai media, droni e F16 in cielo
(video di Adriana Zega)
Fermiamo
il Massacro.
Testimonianze
dell’attacco deliberato e indiscriminato dei civili a Gaza.
Siamo al
settimo giorno dell’attacco più violento e brutale condotto da
Israele dall’operazione Piombo Fuso. Continua il massacro dei
civili e i bombardamenti sulla popolazione di Gaza imprigionata
dall’assedio illegale. A Gaza i boati dei bombardamenti scandiscono
le giornate e le notti insonni della gente rinchiusa nelle case. Il
cielo è invaso dal rumore costante dei droni e dei caccia F16 che
sorvolano in continuazione tutta la Striscia con il loro carico di
distruzione, e dal mare arrivano i colpi dell’artiglieria delle
navi militari.
L’aviazione
israeliana ha condotto oltre 1600 bombardamenti, centinaia gli spari
dalle navi della marina militare. A Gaza, dove metà della
popolazione ha meno di 14 anni, colpire i civili significa colpire i
bambini. Sono 117 le vittime del massacro dei palestinesi a Gaza, la
gran parte civili, tra questi almeno 25 bambini sotto i 16 anni.
Oltre 1000 le persone ferite, tra cui più di 252 bambini.
Dal 18
novembre, quinto giorno dell’escalation, l’esercito israeliano ha
intensificato gli attacchi deliberati sui civili colpendo sempre di
più le case, le moschee, i veicoli, i giornalisti e gli organi di
informazione. Il numero dei morti è aumentato in maniera
esponenziale. Nei primi quattro giorni dell’offensiva le vittime
erano state circa 40, mentre negli ultimi due giorni sono già oltre
80 le persone uccise.
Nella notte
del 18 novembre sono stati colpiti gli uffici dove sono concentrati i
principali media palestinesi a Gaza, con il ferimento grave di 6
giornalisti, di cui uno ha perso la gamba.
Anche ieri
19 novembre è proseguito l’attacco alla libertà di informazione.
La Shuruq tower, che ospita Aqsa TV e altre emittenti televisive
straniere, ha subito due attacchi in 24 ore. Due persone sono rimaste
uccise, due cameramen e un corrispondente del canale saudita
Al-Arabiya sono stati feriti.
E’ stata
colpita anche un’automobile che riportava la scritta Press, per
fortuna vuota al momento dell’attacco. Queste azioni sono una
evidente minaccia alla libertà di informazione e a tutti coloro che
con coraggio cercano ogni giorno di raccontare al mondo le atrocità
che si stanno verificando a Gaza.
Riportiamo
di seguito le testimonianze dirette raccolte da Gaza.
Gli
attacchi sulla gente, per le strade.
19/11,
Yousef da Gaza City: “Non si dorme per niente. Anche stanotte
dalle 3 alle 7 del mattino, hanno intensificato gli attacchi, hanno
bombardato in continuazione. Non si può uscire di casa. Colpiscono
la gente per strada. Ieri hanno colpito molte persone che
camminavano. A Tel El Hawa hanno ucciso un ragazzo mentre stava
prendendo un taxi”.
A Tel Al
Hawa, Sud di Gaza City, alle 9.42 gli aerei israeliani hanno colpito
un taxi con su la scritta “Press” a Tel Al Haua, per fortuna
vuoto. Poco dopo alle 10:55 hanno bombardato un’altro taxi su cui
viaggiava Mohammed Shamlak, 23 anni, che è rimasto ucciso. (Maan
News Agency)
La
distruzione delle case, il massacro dei civili e dei bambini.
19/11, ore
10:30. Da Beit Hanoun Sharif ci racconta: “Hanno completamente
raso al suolo la casa di mia sorella. Un drone ha colpito con un
missile il loro giardino. Le 6 famiglie, 50 persone, che stavano
nell’edificio sono subito scappate via. Neanche 10 minuti dopo che
sono scappati hanno bombardato la casa di tre piani, distruggendola
completamente. Sono qui sul posto e non so come descrivere quello che
vedo. Dovreste essere qui per vedere, per poter capire. Altre 2 case
sono state distrutte dalle bombe. Altre 15 case sono state
danneggiate gravemente”.
19/11 -
Lidia De Leeuw, un’attivista per i diritti umani, ha visitato una
delle tante case colpite dai bombardamenti: “Oggi abbiamo
visitato la famiglia Nasser a Beit Lahia. La loro casa di tre piani è
stata bombardata. Ieri sera non usciva l’acqua dal rubinetto,
allora verso le 2 di notte, il padre, Jalal Nasser è andato sul
tetto a controllare la cisterna dell’acqua. Il figlio, Hussein
Nasser, di 8 anni è andato con lui. Mentre erano sul tetto un
drone li ha colpiti con un missile uccidendoli entrambi. Il missile
dal tetto ha attraversato i tre piani della casa distruggendo
l’interno. La madre del bambino era sotto shock, non riusciva a
parlare. Quando siamo arrivati dalla famiglia circa 200 uomini erano
in coda per strada davanti alla tenda del lutto, aspettavano il
proprio turno per porgere le condoglianze. Cinque minuti dopo il
nostro arrivo hanno bombardato la strada da cui eravamo arrivati”.
Palestinians
inspect destroyed buildings after an Israeli airstrike in Gaza
City
Nov. 20, 2012. (Reuters/Mohammed Salem)
20/11, Ore
9:00 - Munir da Beit Lahia: “Grazie a dio noi tutti stiamo bene.
Ieri hanno bombardato a 60 metri da casa mia, verso le 8 di sera. Qui
a casa abbiamo urlato dalla paura,soprattutto i bambini, la
casa si è scossa così forte come se ci fosse un terremoto, eravamo
terrorizzati. Hanno colpito la famiglia Hejazi, erano dentro alla
casa. Sono morti il padre e due bambini. Ci sono 18 persone ferite
anche tra i vicini. La madre è in ospedale, è in condizioni
critiche, non sappiamo se ce la farà. E’ un situazione veramente
difficile, è come la guerra di tre anni fa.
La notte
è impossibile dormire. Stanotte cercavo di dormire per quaranta
minuti, un’ora e poi un bombardamento, poi provavo a stendermi un
attimo e di nuovo un boato. I miei bambini riescono a dormire solo un
po’ di giorno. Mio figlio Uasim (3 anni) mi ha detto: “Papà,
papà ti prego andiamocene da qui, andiamo in un posto sicuro”. E
io gli ho risposto: “Amore non è possible muoverci, non possiamo
andare da nessuna parte”.
Dove
possiamo scappare? Stanno bombardando a Rafah, a Deir el baalh, a
Gaza city… ovunque … nessun posto è sicuro. Non possiamo
muoverci, non possiamo andare da nessuna parte.
Abbiamo
fatto delle scorte di cibo, ho riempito la cucina. Ho comprato due
sacchi di farina per fare il pane e abbiamo riempito 10 taniche di
acqua da bere. Ci stiamo preparando perchè abbiamo paura che inizi
l’invasione via terra, dobbiamo essere pronti.
I tagli
dell’elettricità sono sempre uguali, abbiamo avuto l’elettricità
di notte e alle 6 del mattino è andata via. Forse tornerrà nel
pomeriggio verso le due, tre”.
Sami,
giornalista che ha intervistato la famiglia Hijazi: “Hanno
colpito la casa della famiglia Hijazi ieri sera alle 20, racconta il
nonno, sopravvissuto insieme agli altri 5 figli della famiglia, al
brutale bombardamento della casa. Anche la mamma e' in ospedale
ferita gravemente. Il padre 52 anni, bidello della scuola, e'
stato ritrovato seppellito in una buca; e stessa sorte
hanno avuto i 2 bambini di 2 e 4 anni che sono rimasti uccisi. La
casa si trova nel campo profughi tra Beit lahya e Jabalia. Vicino non
c'erano obiettivi militari da dove si lanciavano missili”.
Abbiamo
purtroppo appreso alle 22:38 del 19/11 che è morta anche Amna
Hijazi, la madre che era rimasta gravemente ferita durante il
bombardamento che ha distrutto la loro casa provocando la morte del
marito Foad e dei loro figli Mohammed e Suhaib. (Maan News Agency)
19/11 -
Inas, da Deir Al Balah: “E’ terrificante. Sto cercando di
allontanare dalla mia testa il pensiero che i miei figli possano
morire bruciati come è accaduto ai bambini della famiglia Al Dalou”.
Le macerie della casa della
famiglia Al Dalou, Shekh Radwan, Gaza City
La
famiglia Al Dalou
Domenica un
attacco aereo israeliano a Sheikh Radwan ha ucciso 12 civili
palestinesi, tra cui 10 membri di una stessa famiglia, la famiglia Al
Dalou, tra cui 4 bambini e 4 donne.
L’ intera
famiglia è rimasta uccisa quando un missile israeliano ha colpito la
sua abitazione di 3 piani, radendola al suolo. Anche due vicini, una
donna di 83 anni e un ragazzo di 19, sono rimasti uccisi. E 'stato il
maggior numero di morti causati da un singolo attacco dall’inizio
dell'offensiva israeliana lo scorso Mercoledì. Le squadre di
soccorso per ore hanno cercato di tirare fuori i corpi dalle macerie.
I corpi di Yara al-Dalou, 17 anni, e Mohammed al-Dalou, 29 anni, non
sono ancora stati trovati.
Quattro
donne della famiglia al-Dalou, Samah, Tahani, Suhaila e Ranim e
quattro bambini Jamal, di 6 anni, Yousef di 4, Sarah di 7, e
Ibrahim di 1 anno sono stati sepolti a Gaza City Lunedi.
(Maan News
Agency)
19/11, Ore
18:00 - Yazan dal campo rifugiati di Burej: “Hanno appena
bombardato a 50 metri da casa mia. Hanno ucciso due ragazzi, due miei
vicini di casa, uno di 23 e uno di 25 anni. Sono stati feriti anche
due bambini. Uno si trovava vicino ad una finestra, che si è rotta,
e i vetri gli hanno tagliato la gola”.
Ore 17:48 -
Due persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano nel
campo profughi di Bureij, nel centro di Gaza. Le vittime sono state
identificate come Arkan Abu Kmayel e Ibrahim Al-Hawajri. (Nena News
Agency)
Le
famiglie in fuga dalla buffer zone.
19/11 -
Sami, da Khan Younis: “Ieri è stata una giornata molto
difficile. Hanno bombardato con gli F16 e tirato cannonate senza mai
fermarsi in tutta l'area della buffer zone al sud di Khan Younis:
Abasan, Khuza'a, Faraheen, Al Foukhari. Molte famiglie che
abitano al confine si sono spostate e hanno cercato rifugio presso
altre famiglie; anche qui da noi a Bani Sohaila, perchè non siamo
nella buffer zone. Qualcuno anche dei beneficiari del progetto di
emergenza della cooperazione italiana è venuto qui dove è più
protetto. Oggi l'UNRWA sta aprendo le scuole per accogliere le
famiglie che stanno cominciando ad evacuare la buffer zone, i carri
armati stanno scaldando i motori per cominciare. Questa volta se
entrano fanno un disastro”.
Gli
attacchi contro le moschee.
20/11 -
Testimonianza di Mahmoud Al-Ashqar, un sopravvissuto dal raid che ha
colpito la moschea di Al-Rahman, (campo di Bureij): “Al
4° giorno dell'operazione militare l'aviazione israeliana ha
deciso di colpire le moschee e ha iniziato con questa. Al- Rahman
mosque. La moschea era vuota e chiusa cosi l'aviazione ha cominciato
ad avvisare il vicinato che avrebbe colpito la moschea.
I
velivoli di ricognizione delle forze aeree dell'esercito israeliano
hanno lanciato due missili di allarme su ogni casa, come un segnale
di allarme, per informare gli abitanti nei pressi della moschea
dell’attacco in arrivo. Io e la mia famiglia così come tutti gli
altri, non avevamo altre opzioni se non fuggire da casa.
Le
persone più sfortunate non hanno avuto neanche il tempo di prendere
i beni necessari. Sono fuggiti solo con i loro vestiti. Dopo 2 minuti
dal bombardamento dei missili di allarme, un aereo da guerra F16 ha
bombardato la moschea di 3 piani, radendola completamente al suolo.
Il bombardamento ha provocato anche l’emissione di schegge che
hanno causato il ferimento delle persone che cercavano di fuggire.
Una scena d’orrore che ha terrorizzato i bambini”.
17.11.2012
- Anche una moschea ed una casa nel campo profughi di al-Bureij sono
state bombardate causando cinque feriti (Maan News Agency)
20/11, ore 17 - AGGIORNAMENTO DELL’ULTIMO
MINUTO
Ci sono appena giunte telefonate da Beit
Lahia e da Beit Hanoun di amici che con la voce allarmata ci hanno
comunicato che nel pomeriggio di oggi l’aviazione israeliana stanno
iniziando a far piovere i volantini per allertare la gente. I
volantini stanno intimando tutte le famiglie di abbandonare le loro
case in tutto il Nord della Striscia e le aree intorno a Gaza City di
Shujaia, Shujaia Jdida, Sheikhajlin, Tel Al Hawa, Remal, Janub,
Zeitun, Turkman.
La gente è terrorizzata, non sa dove
scappare e teme questo sia il preannuncio dell’invasione via terra.
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Report realizzato dai cooperanti italiani che
lavorano a Gaza di EducAid, OVERSEAS, CISS, ACS, CRIC.
Secondo il protocollo di sicurezza della
Cooperazione italiana per cui lavoriamo siamo dovuti uscire da Gaza
al sesto giorno dell’attacco. Abbiamo già fatto presente alla
Cooperazione che è necessario rientrare ed attivarsi per la
popolazione civile.
E’ fondamentale continuare a raccontare al
mondo della terribile situazione di Gaza dando voce alla gente di
Gaza, ad amici e colleghi con cui siamo in costante contatto e di cui
riportiamo qui le testimonianze dirette.