Trascritto dal profilo Facebook di Ferdinando Imposimato
L'obiettivo di Silvio Berlusconi è preciso ed è di una gravità inaudita: creare una situazione di ingovernabilità con le dimissioni in massa dei parlamentari del PDL, non liberi di decidere, costringere il Capo dello Stato allo scioglimento immediato delle Camere e al voto anticipato per evitare la decadenza del condannato (sentenza pronunziata da giudici indipendenti, garanzia dei cittadini e non privilegio dei magistrati), e provocare la elezione di un nuovo Parlamento in cui, grazie al controllo monopolistico delle TV pubbliche e private, Forza Italia conquisterà la maggioranza assoluta.
Questa non voterà più la sua decadenza da senatore, ma gli garantirà l'immunità e la permanenza in eterno sulla scena politica.
L'obiettivo successivo è lo stravolgimento della Carta con l'attribuzione di maggiori poteri al premier, tra cui la nomina e la revoca dei Ministri e il potere di scioglimento del Parlamento al Capo del Governo sottraendolo al Presidente della Repubblica.
Questi maggiori poteri al premier sarebbero il frutto della riforma devastante dei cosiddetti saggi nominati dal Colle, che sostengono il disegno di Berlusconi.
Ciò che ci salva da questo piano eversivo è il fatto che la Costituzione, per nostra fortuna e contro il disegno dei cosiddetti saggi, prevede ancora, all'art 88, il potere di scioglimento delle Camere al Capo dello Stato, contrario alla scioglimento.
Mentre la riforma voluta dalle larghe intese, sostenute improvvidamente da Eugenio Scalfari e da Repubblica, salvo resipiscenza tardiva di Ezio Mauro, trasferisce il potere di scioglimento al Capo del Governo che potrebbe ridiventare Berlusconi in caso di nuove elezioni.
Ipotesi non remota: da anni viene violato l'art 51 della Carta perché il maggiore interessato alla riforma, l'ex primo ministro condannato a 4 anni, controlla tutte le TV, che sono in grado di influenzare il 75 % della popolazione che non legge il web né i giornali.
La riforma dei cosiddetti saggi, ignota agli italiani, è identica a quella approvata dal Governo di centro destra nel 2003 e bocciata dal referendum popolare nel giugno 2006 .Quella riforma aumentava i poteri del Primo Ministro, (potere di revoca dei ministri e di sciogliere le Camere, che spetta al Capo dello Stato) ed era un attacco all'equilibrio dei poteri.
Da notare che presidenti del Consiglio sono stati, per un trentennio, persone come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga, Silvio Berlusconi e Giuliano Amato, che hanno violato le regole della democrazia, o mantenendo rapporti con Cosa Nostra, o guidando organizzazioni illegittime, come Gladio, come accertò la Commissione stragi di Libero Gualtieri, o ispirandosi al presidenzialismo della P2 di Licio Gelli, o stravolgendo il titolo V che fu all'origine del dilagare della corruzione e della burocrazia nelle Regioni.
Lo stesso Presidente Napolitano deve riconoscere che la riforma della Carta, da lui avallata, sarebbe pericolosa, e tornare allo spirito del 2006, quando bocciò la stessa riforma assieme alla stragrande maggioranza del popolo italiano.
Il 25 novembre 2004, il Presidente Giorgio Napolitano ebbe a dire sulla riforma prevista dal ddl 2544, del 17 ottobre 2003: «Si può dire che esistano esigenze di rafforzamento dei poteri del primo Ministro? Il modo in cui da parte della maggioranza che ha vinto le elezioni nel 2001 sono stati esercitati i suoi poteri e il modo in cui li ha esercitati il Presidente del Consiglio ( Berlusconi n.d.a.) ci ha convinto che noi ci eravamo buttati in un'avventura ?» E ammonì: «Non sarà facile la battaglia per il rigetto della riforma costituzionale del centro destra» (G. Napolitano 25 novembre 2004 associazione ex parlamentari).
Il prof Giuliano Vassalli mise in evidenza, nella stessa occasione «l'eccesso sbalorditivo di poteri attribuiti al Presidente del Consiglio, nei confronti della camera dei Deputati i cui membri verrebbero esposti alla minaccia di scioglimento anticipato».
Il Presidente Napolitano oggi non può essere a favore di questa riforma peggiore di quella.
Ignorando che la modifica della legge elettorale dovrebbe essere approvata prima, per avere rappresentanti eletti con voto libero, uguale e personale, non scelti dai segretari dei partiti.
In difesa della democrazia una è la priorità indifferibile, di cui il Governo Letta continua a non parlare, con il silenzio dei soloni che si ergono a difesa della Carta: la legge sul conflitto di interessi, per consentire che «tutti i cittadini, uomini e donne, possano accedere alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza», diritto che oggi non esiste.
Da questa situazione ci salverà il voto del Senato che ratificherà la decadenza con il concorso di M5S, PD e SEL in difesa della democrazia, come è avvenuto nella giunta, al di là delle alleanze di Governo.
[28/09/2013 Ferdinando Imposimato]