mercoledì 3 novembre 2010

Rifiuto della storia e abbandono del territorio

Bisogna aiutare chi non ha un lavoro e dare sostegno a chi lo ha perso.
Bisogna costruire per chi non ha una casa e investire per chi l'ha persa a causa delle calamità naturali.


Perchè voler conservare il nostro passato? E' solo un esercizio di stile e un passatempo da intellettuali snob.

A cosa serve restaurare vecchi ruderi cadenti? E' uno spreco si risorse che potrebbero essere utilizzate per cose più importanti.

In questi giorni in televisione e ai telegiornali fanno vedere quello che succede dopo un temporale. Lo sappiamo già: la natura si riprende lo spazio che noi le abbiamo tolto. Fiumi, torrenti, rogge, canali che straripano; montagne, colline, dossi che franano. Riparare costa: è stato stimato in 213.000.000.000 di euro quello che ci è costato riparare i danni che potevano essere evitati dalla manutenzione di quello che esiste. (da Lo stivale pieno di pioggia)

La tutela del patrimonio ambientale e storico è solo un esercizio di stile o un passatempo da intellettuali snob? Quando si parla di "patrimonio" ci si deve riferire a tutto: natura, edifici e territorio che devono essere conservati, restaurati . Quando sia necessario si deve anche avere il coraggio di demolire quello che contrasta e che è "contronatura". Molti di questi "patrimoni" non sono importanti solo perchè artistici, ma lo sono anche perchè costituiscono un patrimonio edilizio che potrebbe essere riusato per usi privati e collettivi. E' veramente solo uno spreco si risorse che potrebbero essere utilizzate per cose più importanti?

da "la Provincia Pavese" del 2 novembre 2010
Chiese e castelli in via d'estinzione
Non c’è solo il muro della Certosa a cadere a pezzi. Nel Pavese i monumenti a rischio crollo, o danneggiati oppure perduti, sono tanti. Da Siziano a Lardirago, da San Genesio a Marzano, da Landriano a Giussago: chiese, torri, palazzi e addirittura castelli rischiano di sparire dal patrimonio architettonico della provincia. Un censimento lo ha fatto Mauro Manfrinato, studioso di edilizia storica e restauratore. A Casatico, frazione di Siziano la cinquecentesca chiesa di Santa Maria è stata deturpata con graffiti e disegni nel 2009. «Mai nessuno è intervenuto per ripulire» fa osservare Manfrinato. E che dire della torre medievale a Vidigulfo (frazione Mandrino)? «Nel cuore del centro storico, la struttura è addossata sul retro all’edificio rinascimentale con muratura a vista e finestre originali». Pochi, oggi, la considerebbero di valore vedendola in quelle condizioni. Stesso dicasi per la torre colombaia di Vidigulfo , una costruzione del Quattrocento. Sempre nello stesso paese, in pieno centro storico, c’è una casa del ’300 con portico, archi a sesto acuto e una finestra medievale con tracce di una cappa di camino sporgente, ormai eliminata: «Versa in stato di abbandono totale». A Lardirago c’è un tipico esempio di cascina lombarda, con corte centrale, edificata alla fine del Cinquecento e ampliata nel Sei-Settecento. «Tutti i terreni e gli edifici circostanti - sottolinea l’esperto - sono di proprietà del Regio Collegio Borromeo Ghislieri. Infatti, sulla destra dell’ingresso principale ad arco, spicca ancora intatto lo stemma in terracotta. Qui tutti gli immobili versano in condizioni critiche». La casa rurale è ormai disabitata da tempo. Non reggerà molto neppure il Molino di Marzano , che risale al 1475: «Versa in grave pericolo di crollo. Anzi, in parte il tetto ha già ceduto. Il caso è stato segnalato alla Soprintendenza». Nell’elenco delle opere urbanistiche destinate all’estinzione ci sono anche vere e proprie rarità. Come, ad esempio, un edificio preromanico praticamente sconosciuto;Si trova a Moriago, frazione di Giussago: «La muratura originaria, risalente al IX-X secolo circa è eseguita a spina di pesce con laterizi romani di riutilizzo». «A San Genesio - ricorda ancora Manfrinato - in via Riviera è stato abbattuto un edificio rurale settecentesco che era in buono stato conservativo». La lista potrebbe continuare con il palazzo Arese a Torre d’Arese , già demolito nel 1997 dove ormai sono state costruite villette a schiera, l’ennesima torre colombaia, ancora a Vidigulfo , ormai in stato abbandono, e il castello di Landriano , per salvare il quale già un anno e mezzo fa venne lanciato l’allarme sia dal sindaco Roberto Aguzzi, sia dal responsabile della Soprintendenza per la provincia di Pavia, Francesco Paolo Chieca. (Giovanni Scarpa)