Dietro la facciata monumentale della Certosa di Pavia, nel risvolto esposto a sud, c'è un tondo di marmo scolpito che raffigura una figura di monaco dalle caratteristiche inusuali.
Fra le mani, infatti, stringe un cosciotto di animale, con l'inconfondibile sagoma di un prosciutto.
La posizione di questo bassorilievo è tale che lo si trova davanti agli occhi, se si sa dove cercarlo.
Finita la funzione religiosa i monaci vi faranno uscire dal Chiostro attraverso una porticina che di solito è sempre chiusa.
E' a questo punto che ci si trova di fronte, in controluce, a circa due metri e mezzo di altezza questo bassorilievo.
La posizione di questo bassorilievo è tale che lo si trova davanti agli occhi, se si sa dove cercarlo.
Questa posizione la si trova molto facilmente se vi è capitato di recarvi alla Messa festiva che i monaci celebrano, dopo la chiusura delle visite al Monumento, nella cappella del chiostro piccolo.
La porta del Chiostro Piccolo |
E' a questo punto che ci si trova di fronte, in controluce, a circa due metri e mezzo di altezza questo bassorilievo.
Beato Guglielmo Fenoglio |
Si tratta, a giudicare dall'abito, di un monaco certosino che doveva essere molto importante, tanto da meritarsi quella posizione, solo apparentemente un po' nascosta, ma in realtà sotto gli occhi di tutti.
Non si può fare a meno di osservarlo e guardandolo bene si può notare che porta a tracolla una gamba di un animale. Infatti è conosciuto e ricordato come "il santo del prosciutto".
Beato Guglielmo Fenoglio (particolare) |
Un bel giorno, dopo alcune ricerche, finalmente ho scoperto la storia di questo personaggio, che era stato un umile converso certosino, di nome Guglielmo Fenoglio, vissuto all'incirca tra l'XI e il XII secolo nella Certosa di Casotto, situata circa 16 chilometri a ovest di Garessio in provincia di Cuneo, oggi diventato il Castello di Casotto.
Frate Guglielmo era addetto al vettovagliamento del monastero e raccoglieva viveri, granaglie e legumi dalle varie cascine, facendo la spola con la mula del monastero tra Casotto e le località circostanti, talvolta sino ad Albenga e a Mondovì.
Le strade allora erano infestate da briganti e accadeva abbastanza spesso che fratel Guglielmo fosse rapinato lungo il suo cammino. Il Priore, di fronte al suo profondo abbattimento, gli disse un giorno tra il serio e il faceto: "La prossima volta che incontrerai i ladri, impugna una gamba della mula e mettili in fuga!".
L'umile Guglielmo ebbe occasione di prenderlo in parola. Non trascorse molto tempo che dovette subire un altro assalto dei ladroni. Memore delle parole del Priore, afferrò una gamba della giumenta, la staccò e la impugnò contro gli assalitori i quali, atterriti da tale gesto, se la diedero a gambe. Il frate rimise la zampa al suo posto e ritornò alla Certosa. Nella fretta, però, aveva riattaccato la zampa a rovescio e la mula zoppicava. Questo fatto confermava le chiacchiere che rapidamente si diffusero, nel monastero e nel circondario, sull'impresa di Guglielmo, tanto che il Priore decise di indagare.
Fratel Guglielmo non ebbe difficoltà a raccontare, con candore, la sua storia incredibile: non aveva fatto altro che applicare i consigli del suo Priore. Deciso a chiarire se si trattasse davvero di un miracolo, il Priore "rimproverò" Guglielmo per la sbadataggine e gli chiese di rimettere a posto la zampa della mula. Il fraticello, pronto, si affrettò a staccare di nuovo l'arto per ricollocarlo nel modo giusto, scusandosi per l'errore precedente. Ciò avvenne di fronte a diversi testimoni, senza che la mula perdesse sangue né mostrasse il minimo segno di dolore.
Il Beato Guglielmo morì nel 1120. Poco tempo dopo, il suo corpo venne esumato "a furor di popolo" dal camposanto, per tutti i miracoli che compiva. Fu trovato incorrotto e posto in un'urna, rischiarata da una lampada sempre accesa. Quest'urna fu in seguito nascosta in una nicchia nei muri della chiesa. All'epoca della Rivoluzione francese si perse ogni memoria sul punto esatto del nascondiglio.
Il miracolo della mula fu rappresentato dappertutto in Europa, sui monumenti dell'Ordine certosino: dalla Spagna al Portogallo, dall'Inghilterra alla Francia, all'Italia. Nel bassorilievo tondo della Certosa di Pavia, il Beato Guglielmo è vestito da certosino e impugna il cosciotto della mula, dalla tipica forma "a prosciutto" (o piuttosto dovremmo ormai dire "a bresaola", data la specie dell'animale). Ragioni di spazio non hanno consentito di raffigurarvi tutta l'immagine della fedele mula. In altre raffigurazioni il Beato impugna non l'intera gamba, ma solo lo stinco dell'animale.
Pio IX il 19 marzo 1860 proclamò ufficialmente Beato Guglielmo Fenoglio e consacrò una fama che si era già diffusa nei secoli attraverso l'Europa intera. A quel tempo, però, la tomba di Guglielmo era già scomparsa e la religiosità popolare era in fase di declino.
Nota bibliografica : R. ARNEODO, Garessio - Pagine di storia, ed. Nicola Milano, Farigliano, 1970