Ovvero una riflessione sui "tesori nascosti".
Sulla Provincia Pavese di oggi ho letto l'articolo dedicato al "tesoro" recentemente restaurato a Pancarana. L'autore di questo affresco è il pittore pavese Bernardino Dè Rossi. La cosa particolare è che si tratta dell'unico artista pavese che ha dipinto nella Certosa di Pavia nel periodo tra il 1490 e il 1510.
Qui partono i miei pensieri.
Perché, tra le tante opere che qui sono custodite, poco tempo fa - durante una speciale visita al Monumento - ho potuto ammirare un "tesoro nascosto": il loggiato detto "dei Novizi"
Purtroppo questa zona della Certosa di Pavia, situata nella parte esposta a sud all'esterno del chiostro grande, non é normalmente visitabile. Con le normali visite guidate dai monaci non si arriva sin qui.
Ma è proprio qui, sulla parete dove inizia questo porticato, che c'è un affresco molto particolare. Rappresenta un albero e su i suoi "rami" sono dipinte tante figure di monaci adoranti. Nel cielo sopra la pianta, su di una nuvola, vi è la Madonna col Bambino e gli Angeli intorno a loro.
Non so chi sia l'autore di questo affresco, ne i personaggi che vi sono rappresentati. I fregi posti a corona sono - molto probabilmente - gli stemmi di famiglie e casate legate al Monastero.
Chissà.
Certosa di Pavia - loggiato dei Novizi |
Il tesoro di Pancarana
Chissà se don Pasquale Guerra pensò a un miracolo, quando nel 1895 scoprì nella sua piccola chiesa vicina al Po frammenti di pittura nascosti dall’intonaco; forse gli tremò la mano, mentre scriveva al direttore dell’ufficio Monumenti di Torino per informarlo dell’accaduto.Di certo l’anno seguente la chiesa di San Pietro e Paolo di Pancarana divenne monumento regionale, e nel 1907 il parroco Domenico Franzosi, successore di don Pasquale, ricevette l’annuncio: i più belli affreschi tra quelli emersi dalla calce erano stati dipinti nel 1505 dal pavese Bernardino Dè Rossi, noto agli storici dell’arte per avere affrescato alcuni ambienti della Certosa.Fu grazie alla lotta trentennale di don Franzosi, per ottenere finanziamenti, che le opere vennero restaurate prima della seconda guerra mondiale: oltre a episodi della vita di Cristo e alle figure di santi, si scoprì la firma di Dè Rossi, “B’nardinus De Rubeis”.Pancarana è un paesino di circa trecento abitanti, a una decina di chilometri a nord di Voghera: un avamposto dell’Oltrepo, per chi arriva qui da Pavia, che però vede le colline all’orizzonte e si nutre dell’aria del fiume, e della nebbia che in questo periodo si addensa sui campi ocra e verdi.Oggi il custode del tesoro della chiesa di San Pietro e Paolo (costruita nel ’400) è don Maurizio Ceriani, parroco di Casei Gerola e studioso dell’arte locale.Il primo affresco che illustra raffigura il martirio di Sant’Agata, attribuibile a Dè Rossi insieme all’adorazione dei Magi, al battesimo di Gesù e al martirio di Santa Lucia (mentre agli altri dipinti in buone condizioni hanno probabilmente lavorato gli aiutanti del pittore): «Dalle scene di martirio - spiega don Maurizio - possiamo capire quanto all’epoca fosse importante il ruolo dei “santi taumaturgici”. A Sant’Agata di Catania vennero strappati i seni con tenaglie roventi: divenne così la patrona delle mamme in fase di allattamento. Mentre Santa Lucia, a cui vennero cavati gli occhi, diventò la patrona della vista. I personaggi che hanno subìto un martirio particolarmente cruento - dice don Maurizio - hanno suscitato nei secoli una grande commozione popolare, e i credenti, nell’assenza di cure, cercavano in loro protezione.Con la scienza di oggi forse queste cose ci fanno sorridere, ma pensiamo anche solo a cent’anni fa quanto fosse un problema, per una mamma, la mancanza di latte». Tra gli affreschi della chiesa di San Pietro e Paolo don Maurizio fa notare i segni del committente (un certo Farina): «Nel battesimo di Gesù - dice il parroco - oltre a Giovanni Battista c’è San Pietro: impossibile, secondo il Vangelo. Ma d’altronde questa chiesa è intitolata al santo».Bernardino Dè Rossi arrivò a lavorare a Pancarana perché la chiesa era una dipendenza della Certosa. La storica dell’arte Luisa Erba spiega che «la fine del ’400 e l’inizio del ’500 sono un periodo di grande fioritura artistica per il territorio: in età sforzesca erano moltissime le botteghe che lavoravano a un buon livello, a Pavia e nei dintorni».Gli ultimi restauri nella chiesa risalgono a tre anni fa: «A metà anni ’90 - dice Paola Viola, sindaco di Pancarana - è stato fatto un intervento sui muri contro l’umidità, poi nel 2007 abbiamo chiesto come Comune un aiuto alla Fondazione comunitaria della Provincia di Pavia, e insieme ai fondi della parrocchia si è lavorato direttamente sugli affreschi, con un restauro conservativo. Sarebbero necessari ulteriori interventi perché la chiesa è sempre piena di umidità, ma purtroppo le nostre risorse sono scarsissime».Daniele Ferro"La Provincia Pavese" del 28 gennaio 2011