google.com, pub-1908550161261587, DIRECT, f08c47fec0942fa0 Pensieri sparsi: Le zanzare

domenica 5 settembre 2010

Le zanzare

Ho trovato nuovi amici sul web. Sono persone che sono molto vicine a me, non solo in senso geografico.
In particolare due di loro hanno un loro blog che usano per comunicare, con le loro capacita' narrative e poetiche, le loro esperienze.

E di esperienza ne hanno molta, avendo entrambi superato ampiamente i settantanni.
Onore al merito hanno avuto la capacita' di confrontarsi con un mezzo che potrebbe essere considerato appannaggio solo dei giovani.
Chi e' giovane "dentro" non si lascia intimorire da nulla.
I miei nuovi amici blog che vi invito a leggere uno e' dinosecondobarili - ricerche storiche locali (Pavia e Provincia) di Dino Barili e l'altro e' storia pavese - la pavia che fù di Agostino Faravelli
Visitate i loro blog e commentatene i post perché i loro racconti, i loro eneddoti e le loro riflessioni meritano di essere anche meditati (cosa che capita ormai molto raramente, specialmente sul web).

Dalle pagine pubblicate da Agostino Faravelli trascrivo infine una poesia che, anche se la stagione delle zanzare si può dire conclusa, dedico a tutti coloro che sanno apprezzare la poesia dialettale.
Se non sapete il dialetto pavese potete leggere la traduzione ed il sagace commento che lo stesso Agostino Faravelli ne ha fatto.

La šanšàra
Mi sum un vér amiš di animal,
i can, i gat, lüšèrt, farfal...
am senti in duér da rispétaj,
e da iütai quand finisan in di guaj.
Ma però dévi div in cunfidénsa
che am cumporti cun incongrüénsa:
prövi un piašè, una gioia rara
quand spatasi in sal mür una šanšara.
L'è püsè fort che mi, al fò no da scuš,
sentim a spong la pèl végni nervuš:
so no si gh'en da fa chi bésti lì:
j'han mis al mond dumà par fam patì.
L'altra séra séri dré 'nda in lèt
zzzzzz, am sénti in sal naš bat i alèt:
'è sicur una bestiasa da quai lì
ch'l'ha decis da lasam no durmì.
Un sgiafòn in sal müš am sum picà
e la šanšara sübit l'ho inciudà.
Am so cavà 'n gran sudisfasiòn
anca sa m'è brüšà la facia pr'l sgiafòn.
Insì ho pudü andà tranquil in lèt
e am so indurméntà mé un angiulèt.
Zzzzz," Spavéntat no, sum no 'na béstia véra,
sum, in sogn, quala ca t'è masà jarséra.
Vurivi fat capì: a masàm tè esagérà
anca parchè t'avivi nammò sgagnà,
in fond dal tò sangh na vurivi ammà un gutìn
ca 'l ma serviva par fa nas i mè fiulìn,
mi capisi cat vörat dam la càcia...
ma che güst at prövat a dat di sgiaf in fàcia?"
Pori béstiö, gan nanca tüt i tort,
(l'è facil dagh ragion dopu ch'jén mort)
cercarò da sta chièt, da vègh püsè pasiénsa
fa finta ad gnént, purtà la peniténsa.
Am so svéglià, ho sentì spongiam al naš...
L'er no una šanšara, l'era un papataš.
 

La zanzara
Io sono un vero amico degli animali,
i cani, i gatti, lucertole, farfalle...
mi sento in dovere di rispettarli
e di aiutarli quando finiscono nei guai.
Ma però devo dirvi in confidenza
che mi comporto con incongruenza:
provo un piacere, una gioia rara
quando schiaccio sul muro una zanzara.
E' più forte di me, non lo nascondo,
sentirmi pungere la pelle divento nervoso:
non so perché esistano questi insetti:
li han messi al mondo solo per farmi soffrire.
L'altra sera stavo andando a letto,
zzzzzz, mi sento battere sul naso le alette:
è sicuramente una di quelle bestiace
che ha deciso di non lasciarmi dormire.
Mi sono picchiato uno schiaffo sul viso
e ho subito ammazzato la zanzara.
Mi sono tolto una bella soddisfazione
anche se il viso mi bruciava per lo schiaffone.
Così ho potuto andare tranquillo a letto
e mi sono addormentato come un angioletto.
Zzzzz, "non spaventarti, non sono insetto vero,
sono, in sogno, quello che hai ucciso ieri sera.
Volevo farti capire che non dovevi uccidermi,
anche perché io non ti avevo ancora punto,
del tuo sangue ne volevo solo un goccino
che mi serviva per far nascere i miei piccoli,
io capisco che mi vuoi dar la caccia...
ma che gusto ci trovi a darti schiaffi in faccia?
Povere bestiole, non hanno tutti i torti,
(è facile dar loro ragione dopo che son morte)
cercherò di stare calmo, di avere più pazienza,
far finta di niente, portare la penitenza.
Mi sono svegliato, mi pungeva il naso...
Non era una zanzara, era un pappatacio.
(Agostino Faravelli)


a me piace molto anche il suo commento:
Mi redo conto che ci sono in giro persone molto più fastidiose delle zanzare, ma spesso non è possibile togliersele di torno con uno schiaffone!! Peccato!